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Edna e Yael (parte 4/6)

  • autore sconosciuto
  • 25. Okt. 2023
  • 13 Min. Lesezeit


LA SINAGOGA


Improvvisamente, apparve come dal nulla la vedova Elisheva che si unì al gruppo. Quel discorso fu interrotto. Come si usa fra vecchie amiche che si conoscono da sempre, si sedette con loro e con l’impazienza di una bambina iniziò subito a raccontare le novità che c’erano state in paese.

“Ah, Peccato, peccato che ieri nessuna di voi era nella sinagoga, alla preghiera della prima sera. Avreste potuto assistere allo scontro che c’è stato.” “Perché? Cos’è successo?” le chiese Dvora. “Una grande litigata tra il giovane rabbino Gavriel e Yona”. Drammatizzando, aggiunse misteriosa: “Il giovane rabbino è andato fuori di testa. Se avesse potuto l’avrebbe volentieri sbranato”. “Fino a questo punto?” uscì Dvora. Edna che iniziava ad interessarsi al racconto, chiese candidamente: “Chi è questo Gavriel?” “Come chi è! Non ti ricordi di quel malandrino che veniva sempre qui nel nostro cortile, e con la scusa di portare le pecore al pascolo insieme a Dvora, ci rubava i fichi?” Elisheva si era rivolta ad Edna con il cipiglio autoritario dei vecchi la cui potestà, nel loro costume, era indiscussa e che quindi gli veniva naturale, specie verso le giovani donne. Sul suo viso portava i segni indelebili di una vita travagliata: le tante rughe, gli occhi infossati, le labbra serrate ed il volto scarno di chi ha dovuto rinunciare a molti pasti. Il suo volto severo veniva accentuato dal nero panno che le scendeva fin quasi sopra le poche bianche sopracciglia.

“Alla sinagoga, ieri c’erano molti uomini, e dopo la preghiera comunitaria si è alzato il giovane Gavriel. Adesso è lui il cantore che guida le riunioni, il vecchio rabbino. H’anna, ormai, lo fa solo di tanto in tanto. Ha commentato il precetto scritto su mitzvah:” Non ascoltate i falsi profeti.” E sapete perché ha parlato di questo?” No! dimmelo tu!”, disse Dvora. “Per via di quel Nazzareno che vive a Cafarnao”. Parlava e fissava le tre donne, contenta di attirare il loro interesse. Edna, che non sapeva niente di tutto ciò, chiese:” Ma chi è questo Nazzareno?” Le tre donne la guardarono come una che veniva da un altro mondo. Elisheva nemmeno le rispose e continuò:” Dopo il commento del Talmud, Yona si è alzato per dire: “Ho visto guarire un lebbroso a Cafarnao, dall’uomo che tutti chiamano il Nazzareno.” Allora Gavriel si è rivolto verso Yona, urlando: “Quell’uomo è solo un ciarlatano!”

Intanto Edna fissava Elisheva con i suoi due grandi occhi, mentre sul suo volto c’era dipinta solo incredulità: “Queste vecchie di paese hanno una fantasia senza fine, pensò”, ma non resistette e s’intromise dicendo: “Chi ha guarito…un lebbroso?” accompagnando la domanda con un sorrisetto mal celato.

“Così ha detto Yona”. “E tu gli credi?”, ribatté lei. “È la stessa domanda che Gavriel ha fatto a Yona”, continuò Elisheva, e Yona gli ha ripetuto:” È successo davanti ai miei occhi, tremo ancora al solo pensarci. E ti dico che quel Nazzareno, per me, è un profeta, un grande profeta. Tu che studi i testi sacri, sai dirmi chi può fare simili cose se non chi è stato mandato dal nostro Dio?”.

Elisheva prosegui nel racconto dicendo: “Il giovane Gavriel allora ha detto, accompagnando il sorrisetto con un ghigno, cosa che ha fatto rabbia pure a me: Sei sicuro che non fosse un amico di quel Nazzareno che fingeva di essere lebbroso? E poi anche gli spiriti immondi alle volte fanno simili prodigi”. Ma Yona ribatté: “L’ho visto con i miei occhi che il Nazzareno lo guariva. Vi dico che ha guarito un malato di lebbra. Capite…un malato di lebbra, ripeté Yona…È un Profeta… È un profeta vi dico!”.

Gavriel, allora, si è messo a urlare:” Quell’uomo è solo un ciarlatano e non dovete ascoltarlo”. Yona, al contrario, era convintissimo”, ripeté la vedova. “Chi è questo Yona? Chiese Edna. Le rispose Yael:” Quella grande vigna che vedi là sulla collina, è sua. Così pure quei campi coltivati lì intorno, sono i suoi. Il lattaio è quello di cui parla Elisheva. È invecchiato, adesso fa parte del consesso degli anziani. Era da lui che andavamo insieme a comprare il latte di capra e lo yogurt…Ricordi ora?”, puntualizzò Yael. Elisheva continuò con il suo racconto: “Yona non è tipo che si lascia contestare facilmente. “Se è un ciarlatano come dici tu”, gli ha risposto, “come mi spieghi che ha guarito un lebbroso? Ti ripeto che l’ho visto con questi miei occhi! “Domanda anche a Daniel, mio nipote, lui era con me!” “Il nipote Daniel, che ormai è diventato un bel giovanotto, era seduto vicino a lui Poverino, aggiunse Elisheva sorridendo, vestiva una tunica almeno una volta e mezza più grande di lui, doveva essere stata del fratello maggiore, sicuramente. Quando ha sentito pronunciare il suo nome, è diventato rosso in viso, come un melograno. Si è rattrappito vicino al nonno. Si vedeva bene, avrebbe preferito sparire. Era stato chiamato in causa, ma si vergognava di fare da testimone. Ha fatto solo un breve cenno con la testa, cenno che voleva essere un tentativo di conferma. Ho visto il vecchio rabbino, seduto in prima fila, che si agitava. Cominciava a scuotere la testa in senso di diniego. Allora si è alzato Tsion. Lo conoscete no! Il pescatore! Quello che ha una montagna di capelli ricci.” Elisheva si era volta verso le donne, tutte e tre prese dal suo racconto: “Lui non ha davvero peli sulla lingua e se deve dire un’opinione la dice senza tanti preamboli. Era molto amico di mio marito. Ha il carattere schietto della gente di Betsaida. Il guaio del giovane rabbino Gavriel è quello di essere un Zeav. Sicuramente non lo sapete, ma tra Zaev, costruttore di barche, e Tsion il pescatore, c’è una questione che va avanti da almeno dieci lune.” Edna, che non era più del posto, le chiese:

” E di che si tratta!”. “Ebbene, Tsion ha la più grande flottiglia di barche, giù al lago, ne ha cinque. L’ultima barca che Zeav gli ha costruito ha sempre bisogno di riparazioni. Tsion lo accusa di aver usato materiale scadente, legno non stagionato e pretende di essere risarcito. Vuole i suoi soldi indietro, capito! Zaev, naturalmente, non ne vuol sapere. Quando ieri si è alzato per parlare, Tsion ha puntato il dito contro Gavriel, e gli ha urlato:” Ei tu! ho sentito un ghigno uscire dalla tua bocca. Proprio da te che non hai ancora cambiato tutti i denti da latte. Con un sorriso sprezzante che non prometteva niente di buono, aggiunse: “Perché invidi il Nazzareno di cui Yona ti ha detto di aver visto fare un miracolo? Lo dici perché tu non riesci a guarire i malati come fa Lui?” Alcuni risero.” Sei un piccolo moccioso e solo perché hai studiato qualche cosina ti credi in diritto di trattare da stupido un anziano della nostra comunità? Io ho parlato con uno di quelli che lo seguono: un pescatore, un mio vecchio collega che conosco bene. Mi ha raccontato tante cose del suo Maestro. Ho voluto seguire il Nazareno un giorno intero e non solo guarisce i lebbrosi, ma guarisce molti malati e dà la vista ai ciechi. Di quell’uomo, dico a te, e dico a voi tutti, che non solo è un profeta, ma un grande profeta. Nessuno ha mai compiuto miracoli simili e alleviato le pene del nostro popolo. Io credo a ciò che va affermando: lui è il figlio di Dio”. Gavriel, rosso in viso, si è alzato dal suo posto e afferrata la tunica con entrambe le mani, tentava di strapparsela urlando:” Ecco la grande bestemmia! Lui ha bestemmiato, e tu hai bestemmiato come lui, affermando che quell’uomo è figlio di Dio!” E con forza, rosso in viso per lo sforzo, continuava a strapparsi il vestito senza riuscire nell’intento.

Ho già visto altri compiere simili atti plateali, stracciarsi le vesti in pubblico”. ” È la verità”, era Dvora che aveva parlato. “Per la nostra religione, bestemmiare non solo è grave, è gravissimo.” Elisheva la guardò:” Sei sicura tu, che Yona e Tsion non abbiano ragione?” Dvoral rispose con un’alzata di spalle, anche lei non voleva prendere una posizione sull’argomento. “Ad ogni modo, il vecchio rabbino H’anna è saltato su dalla sedia per andare in soccorso di Gavriel. Dopo averlo calmato lo ha invitato a mettersi seduto insieme agli altri.

Tutti noi osservammo quel piccolo uomo dalle spalle squadrate andare deciso verso l’Aron kodesh. Ha preso un rotolo, ma non doveva essere quello giusto, perché lo ha riposto; poi un altro, fino a che ha trovato quello che cercava. Intanto nella sala le discussioni si erano di nuovo accese, e alcuni addirittura litigavano. È proprio vero che noi siamo gente litigiosa. H’anna prima di salire sulla bimah, si è volto verso il giovane Gavriel che nascondeva ancora il volto tra le mani. Il giovane era deluso e amareggiato. Il vecchio ha quindi fatto cenno a tutti di far silenzio,

Con delicatezza ha aperto fino a metà uno dei rotoli della Torah, che aveva preso; poi, con la sua voce roca, ma chiara, lesse a voce alta: “Ecco cosa è scritto in Esodo 20: “Io sono il Signore tuo Dio, che ti fece uscire dal paese d’Egitto, dalla casa degli schiavi”. Poi fece una pausa e guardò i presenti dall’alto della bimah. I suoi due occhietti neri e lucidi, semi nascosti da quelle sue sopracciglia folte come due rovi, per essere sicuro che tutti lo seguissero, continuò: “Non avrai altri dei al mio cospetto. Non farti alcuna scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque al di sotto della terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li adorare, perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce il peccato dei padri suoi figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano, e uso bontà fino alla millesima generazione, per coloro che mi amano ed osservano i miei comandamenti”. La sua voce, prima roca, si era trasformata in tonante e sicura. Vi dico, che nella sinagoga era calato un silenzio più che reverenziale, timoroso. Ho visto la fiammella del nertamid tremare al sentir pronunciare la volontà di Dio. Seguì solo lo stropiccio della carta di pergamena che H’anna, chiudendo il rotolo della Torah, causava. Una volta arrotolato, aggiunse: “Fratelli, noi conosciamo solo questo Dio. Il nostro Dio, che ci ha liberato dalla schiavitù d’Egitto e dalla schiavitù di Babilonia, ha mai parlato di un figlio? No, mai! Né abbiamo mai letto qualcosa, anche breve, che affermi che il nostro Dio, pieno di bontà verso di noi, avesse un figlio. Voi, che in questo momento mi ascoltate chi credete dica la verità? Poi ha aggiunto: “Ho sentito anche io quel mistificatore che si fa chiamare il Nazzareno, o Maestro”. Il vecchio si è messo le mani tra i capelli e a voce alta ha aggiunto: “Ed ero anche presente, quando ha osato bestemmiare: ha detto ad un cieco, “i tuoi peccati ti sono perdonati” Come può un uomo fare una simile affermazione? solo Dio può perdonare i nostri peccati. Chi parla così è solo un bestemmiatore e la legge di Mosè è chiara: chi bestemmia va lapidato”. Quindi anche tu hai visto che guarisce i malati!”, gli ha contestato Tsion, che si era rivolto anche verso di noi, ma nessuno ha parlato. C’era un silenzio di morte, tutti sembravano seri, pensierosi, nessuno che osasse mettersi contro la legge.

” Nemmeno tu hai parlato!”. Yael si era rivolta a Elisheva. “E come potevo! Tu credi che noi donne possiamo mai dire il nostro parere? Non sai forse che noi donne valiamo quanto una schiava, se non di meno? Sono questioni di uomini. Gli uomini ci permettono appena di respirare, e purtroppo non possiamo mai metter bocca…” Tanto vera era l’affermazione che nessuna delle donne ebbe coraggio di contestare. Era la nuda e cruda realtà. Elisheva continuò: “Poi, dal lato opposto, quasi nascosto dall’assemblea si è alzata una voce. Tutti ci siamo voltati a guardare. E sapete chi era? ...Eleazar. Sapete? È diventato l’uomo più influente e ricco di Betsaida, da quando il governatore Filippo gli ha affidato la costruzione della parte nuova del paese. Infatti, sembra che Il reggente abbia tante cose per la mente. Nell’ultimo editto ha dichiarato che in onore della moglie di Augusto, cambierà il nome del nostro paese da Betsaida in Livia. Quindi un servo di Roma, non credo che a lui interessino tanto i nostri problemi. Lui è come suo padre: interessa il potere e addossarci una montagna di tasse”. Edna, che era in commercio, sapeva ciò che diceva; ed Elisheva aggiunse: “E non è finita, vuol far diventare il nostro paesotto di pescatori una città! Addirittura, una città!”. Tutte risero. “Ad ogni modo, il grande Eleazar per far sentire la sua importanza ha detto: “Non dobbiamo azzuffarci per questo, non credo che il reggente Filippo non sia a conoscenza di questo Nazareno. Noi dobbiamo aver fiducia in chi ci governa. Il nostro rabbino lo ha appena letto: Noi abbiamo un solo Dio, che ha sempre protetto Israele dai suoi nemici e ci ha punito quanto abbiamo sbagliato. Ci sono stati anche profeti tra di noi che non abbiamo riconosciuto. La nostra storia riconosce gli sbagli fatti.

Ma dobbiamo anche chiederci:” E se fosse veramente Elia? Se fosse veramente un profeta? Non bisogna precipitare, dobbiamo aspettare la decisione del Sinedrio.”

“Sapete cosa vi dico?”, concluse Elisheva, “al vecchio rabbino non interessa il lebbroso miracolato, no! Non interessa se la forza di guarire un lebbroso sia venuta da Dio. Per lui esiste solo la legge, e la legge è sopra a tutto e a tutti. Non faceva che ripetere: “Quell’uomo è un bestemmiatore e va lapidato”, urlava, e poi ha continuato, sempre irato: “Io, in rispetto alla Torah, ero deciso a lapidarlo, insieme ai miei due amici, Chalom e Yaacov, due sadducei di Cafarnao. Dopo aver ascoltato le sue falsità l’abbiamo aspettato fuori della sinagoga; le nostre mani afferravano già le pietre, eravamo pronti per lapidarlo, ma è uscito con una ressa di gente e tutti quei fanatici discepoli che sono sempre attorno a lui e che non lo lasciano mai, così abbiamo dovuto desistere. Ma prima o poi capiterà l’occasione”, aggiungendo contrariato. “Mai visto il vecchio rabbino così infuriato!” aggiunse Elisheva. “Il vecchio ha quindi aggiunto: “Ad ogni modo a Gerusalemme s’interessano a lui. Vedrete! verranno presi provvedimenti drastici e risolutivi”. Aveva la rabbia dentro che lo consumava, per non aver lapidato il Nazzareno. Poi ha puntato il dito: prima verso il matroneo, noi eravamo appena quattro donne; e dopo si è messo addirittura ad urlare a tutta l’assemblea: “Io vi dico che è compito di ognuno di voi lapidarlo!” Ha impartito un vero ordine: “Lo vuole la legge della Torah! È un dovere di tutti lapidarlo!”, ha ripetuto come un ossesso. E poi si è rivolto di nuovo verso noi donne, rosso in viso: “E voi donne, dite alle vostre amiche che vi proibisco di andare appresso a quel ciarlatano. Ho visto almeno cinque donne di Betsaida che lo seguivano.”

“Sapete, disse Elisheve verso le tre donne: Tsion è uno che non si lascia intimorire, quello non ha paura nemmeno dei romani; infatti ha già provato le loro prigioni un paio di volte, per rissa. Figuriamoci del vecchio rabbino; ed ha ribattuto: “Uno che guarisce un malato non è cosa di tutti i giorni, sai cosa penso? Che questo Nazareno è il profeta che noi tutti aspettiamo”. Il giovane Gavriel non accettava naturalmente che Tsion, un pescatore, uno del ceto inferiore, si permettesse di sconfessare il suo maestro. Si è alzato e gli ha gridato: “Vorresti tu contestare la legge? Chi bestemmia va punito con la morte della lapidazione. Come può essere il Messia da noi tutti atteso, questo Nazareno: uno che va predicando la pace, la pazienza, il perdono, amare i nemici… Mai sentita una simile assurdità. Uno che ha simili idee, come può liberarci da questi oppressori romani? Mai!! Ci vuole ben altro per riportare Israele alla sua antica gloria, come al tempo di Re David”.

Anche Yona si era alzato in piedi, e con sguardo indagatore era alla ricerca di un consenso. Si è voltato a destra e poi alla sua sinistra. Ma gli sguardi di tutti erano fissi sul rabbino. Per tutti, lui era come se non esistesse. Questo deve averlo fatto infuriare perché voltatosi verso la bimah, ha gridato: “Tu, faccia di bronzo, dici a noi di lapidarlo? Sai benissimo che solo i romani possono decidere chi deve morire. Noi dovremmo uccidere un uomo? Tu vuoi vederci in galera! Questo tu vuoi? Sai tu come sono dure le prigioni romane? “Certo, tu e Tsion le avete già provate!” Era chiaro e lampante, il vecchio rabbino non sapeva quello che diceva, concluse Elisheva. Yona, per tutta risposta gli ha gridato:” Tu puoi dire quello che voi, e sparlare di quell’uomo quanto vuoi, ma io l’ho visto con i miei occhi che ha guarito un lebbroso, mentre tu non riusciresti nemmeno a guarire il tuo asino”.

Alla fine del racconto, Elisheva e le tre donne rimasero li, ammutolite e perplesse. Si guardavano in viso l’un l’altra e poi si guardavano in giro, come per trovare una risposta alla storia appena ascoltata.

La vedova si volse verso Edna con il suo sguardo freddo:” Sicuro che non hai mai sentito parlare di Gesù il Nazzareno?” Al suo segno di diniego, le uscì un respiro che poteva voler dire: incredulità, o incomprensione. Poi, quel viso dai duri lineamenti si volse verso Yael: “E tu, lo conosci?” “Si, rispose Yael. L’ho seguito per giorni, a Cafarnao e fuori. Lui non parla come i nostri rabbini, Lui parla con autorità, con sicurezza. Le parole che escono dalla sua bocca sono precetti d’amore. L’ho visto parlare con tutti, con i pubblicani, i gabellieri, con i poveri come con i ricchi. Non parla mai delle cose di questa terra, a lui sembra non interessino: parla solo delle cose sante, delle cose del cielo. Ha detto ad un sacerdote: “Non sono venuto per i giusti, ma sono venuto per salvare i peccatori. Allevia anche le nostre pene corporali, l’ho visto guarire malati e storpi, lebbrosi e ciechi”. Le donne la guardavano a bocca aperta, incredule. Poi Yael continuò: “A un malato ha detto: “Alzati!”, con l’autorità di chi comanda. Un lebbroso l’implorava dicendo:

“Signore, se tu vuoi, tu puoi rendermi puro!”, ed egli, stesa la mano, lo ha toccato, dicendo: “Lo voglio! Sii reso puro” e immediatamente la sua lebbra è sparita da lui. Gli ha dato ordine di non dirlo a nessuno: “Ma va e mostrati al sacerdote e fa un’offerta per la tua purificazione, come ha prescritto Mosè, in testimonianza per loro”. Ho visto quell’uomo passare vicino a me. Ho visto la pelle del suo viso pulita da ogni impurità della malattia. Era accanto a me quando ho visto la gioia brillare nei suoi occhi, mentre si toglieva le bende dalle mani: se le guardava incredulo, si lisciava la pelle, la pizzicava, faticando a credere. È rimasto diverso tempo li, incantato, toccandosi dubbioso, per ciò che gli era successo, poi è scomparso tra la folla…E’ Lui!” concluse Yael con voce convinta.” Ma! È lui chi?” le chiese Edna che la guardava con occhi sgranati, incredula o scioccata dal racconto appena ascoltato, dalla bocca della sorella, ma che faticava e non poco a credere.

Yael non le rispose, si alzò, e benché i suoi capelli non fossero del tutto asciutti, rientrò in casa. Le tre donne si guardarono senza capire. Edna, con aria piuttosto smarrita diede un’alzata di spalle verso Dvora, per fargli intendere che bisognava rassegnarsi, ed entrò anche lei in casa. Trovò Yael seduta sullo sgabello, vicino alla grande tavola, dove una volta tutta la famiglia si riuniva nei momenti di pausa o per mangiare, ed andò a sedere di fronte a lei. Dalla due aperture, in alto della parete, la luce arrivava violenta e le grigie pareti riflettevano un chiarore soffuso, sul pavimento in terra battuta.


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