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Edna e Yael (parte 5/6)

  • autore sconosciuto
  • 24. Jan. 2024
  • 10 Min. Lesezeit



La Schiava


La casa era invasa dal buon odore di focaccia appena cotta. Anina, intenta alle faccende domestiche, seguì entrambe con la coda dell’occhio e intuì che tra le due sorelle c’era qualcosa che non funzionava, ma non capiva quello che le due si dicevano. Il dialetto locale le era completamente sconosciuto. Dopo poco si accostò alla tavola, dove le sorelle erano andate a sedersi, con due piatti pieni di frittelle e li mise al centro. Un piatto era colmo di frittelle di zucca e l’altro con frittelle di mele. Poi arrivò con la brocca dell’acque. Entrambe la guardarono meravigliate. “Brava!”, la complimentò Edna, poi si volse verso Yael:” Allora, mi dici cosa ti angustia?”

Anina aveva subito notato il modo come Yael la guardava, ma finse di non aver visto. Poi Yael si volse verso la sorella: “Non avevi detto che lasciavi libera questa schiava? Io sono imbarazzata ad avere una schiava in casa”, facendo un segno con la testa in direzione di Anina. Edna tutto si aspettava all’infuori di una domanda simile. “La tratto come una di famiglia. Secondo la nostra legge posso farne ciò che voglio.” “Ma è sempre una schiava e mi vergogno ad avere un essere, in casa mia, alla stregua di un animale”, le rispose la sorella. Rimasero entrambe in silenzio. Edna non la guardava per il rimbrotto ricevuto e Yael per averlo fatto.

“Va bene, va bene, disse Edna. Vorrà dire che la tratterò come se fosse una di noi: al sesto anno di schiavitù, la lascerò libera di scegliere, tra il restare con me o andarsene”. Yael, anche se l’aveva vinta, fu sorpresa dalla decisione della sorella. Aveva subito ceduto alla sua richiesta. “È come la Torah prescrive”, aggiunse la sorella.

Yael divenne silenziosa, assorta, ma dopo un po’ disse: “Sono stata dal rabbino”. Il tono della sua voce era più imbronciato che triste. “Perché?” Edna era sorpresa.” Il rabbino H’anna mi ha fatto chiamare”. Edna s’irrigidì sulla panca e la sua schiena divenne dritta come una canna. “E perché ci sei andata? Perché ti lasci comandare da quello? Non abbiamo bisogno di lui!” A Yael apparvero due piccole rughe sulla fronte e i suoi neri occhi mandarono lampi d’ira. “Dimentichi che siamo ebree? Dimentichi che ho sempre queste maledette perdite di sangue, ormai da dodici anni? Dimentichi che le tante erbe, i tanti filtri e i tanti guaritori sono stati tutti più che un’illusione un imbroglio? Infatti non mi hanno restituito la salute e sono rimasta come prima: malata”. Edna ebbe uno dei suoi scatti di rabbia. Adesso cominciava ad averne abbastanza della sorella. Si tolse lo scialle che aveva messo in testa e disse:” Naturalmente è stata la tua cara amica Dvora a raccontare tutto al rabbino.” “Come puoi dire questo! Dvora è una mia cara amica e di lei mi fido”. Edna rispose con un’alzata di spalle ed una smorfia che parlava più di mille parole. E Yael di rimando: “Dovresti, invece, guardare quello che fa e che dice dietro le mie spalle la tua cara cugina Myriam”, ribatté Yael. Edna, risentita:” Myriam è una donna coscienziosa, lavoratrice e intelligente”. Yael replicò: “Quella locanda è frequentata dalle peggiori canaglie del paese e suo figlio, adesso, frequenta pure la scuola rabbinica alla sinagoga. “Insomma, mi dici cosa voleva da te il rabbino? Non gli è bastata la decima che gli abbiamo dato? Glielo hai ricordato? “

A Yael le amiche di Edna non erano mai piaciute, così come ad Edna il tipo di amiche della sorella. Yael, seduta sulla sedia, fissava il vuoto. I suoi capelli, ancora umidi, erano arruffati. Sembrava sul punto di dare in escandescenze. Edna sentiva che qualcosa era successo e lei doveva saperlo. “Io mi sento ebrea, anche se siamo sotto il dominio di questi stranieri, anche se ho una sorella come te che commercia con i pagani, entra nelle case dei gentili e quindi più impura di me!” Quando sua sorella era nervosa, Edna aveva imparato a non rispondere alle provocazioni, sapeva che doveva sopportarla fino alla fine del suo sfogo. Infatti, dopo un lungo silenzio, iniziò a parlare:” Questa mattina dopo un lungo tempo sono entrata nella Sinagoga. Il fatto che il rabbino mi avesse mandata a chiamare era già di per sé un brutto segno. Non volevo pensare, ma già sapevo di cosa si trattasse: la mia perdita di sangue. Due anni prima ero già stata dal vecchio e mi aveva detto: “Devi fare qualcosa per questo tuo problema, tu sai cosa prescrive la nostra legge”. “Io ho fatto tutto ciò che la legge prescrive: mi sono purificata ogni giorno, ho lavato i miei abiti e tutto ciò che tocco viene lavato e purificato, ma il flusso non è mai cessato”, gli aveva risposto. Ieri, quando l’ho visto, ho cercato di cambiare argomento dicendogli:” Vorrei tanto andare al tempio per fare un’offerta…”. Il vecchio rabbino ha subito arricciato la fronte e mi ha guardata male:” Non ti permettere di presentarti al Tempio per fare delle offerte. Tu, nel tuo stato?” ed ha aggiunto:” Sei per caso guarita?”  Davanti a lui non me la sono sentita di mentire e gli ho detto che non era cambiato niente. H’anna è rimasto pensieroso. “Sai cosa scrive la nostra Torah. Sai che prescrive esattamente ciò che devi fare”, ed ha aggiunto, severo:” Devi lavare le tue vesti e tutto ciò con cui sei venuta a contatto. Qualsiasi cosa hai toccato è diventata impura”. Così mi ha accomiatato. Prima di lasciarlo, benché imbarazzata, gli ho chiesto ancora:” Se non guarisco?” Lui ha guardato altrove ed ha aggiunto, anche se mal volentieri:” Dovrò allontanarti dalla nostra comunità.” “Ma non sono una lebbrosa”, gli ho detto. Lui mi ha risposto con un’alzata di spalle:” È la legge che lo vuole e tu sei impura, sei stata punita da Dio, la tua malattia ne è la testimonianza”. Volevo parlare con lui per sapere dove potrei aver peccato; ha preferito mandarmi via.

Quando sono uscita dalla sinagoga ho sentito un gran peso alla bocca dello stomaco. Ho pianto, ho pianto tutta la notte. Come si può essere puniti senza avere coscienza di aver agito male? Ero ancora giovane e non ho mai peccato contro il nostro Dio!  Di questo sono sicura. Eppure, se ho queste perdite di sangue è perché sono stata castigata, sono una peccatrice. Che abbiano peccato i nostri genitori ed io ne porto le colpe?” Yael abbassò il capo. Edna non la senti piangere, ma le convulsioni del suo petto rivelavano la sua pena”.  Ah! Smetti di pensare a certe cose!” Le andò vicino e l’abbracciò.

Poi si riprese e aggiunse:” Cosa devo pensare? Mi sono dedicata ai bagni purificatori, ho lavato le vesti, ma il male non è scomparso allora, né adesso. Tu mi hai portato persino degli amuleti, ed indirizzato da famosi guaritori. Ho provato con gli infusi, seguito i consigli dei sapienti, quelli che tutti ritenevano famosi. Per trovarli ho pellegrinato per tutte le regioni intorno, mi sono spinta fino in Samaria per cercare i migliori e più famosi dottori”. Edna era commossa. Le pene della sorella le sentiva come sue e ne soffriva. Poi Yael volse il suo pensiero ai genitori: “ormai ho speso tutti i denari che i genitori mi hanno lasciato, senza contare quanti ne hai spesi tu per me. Ti ringrazio per questo e ringrazio i nostri genitori che ci hanno lasciato abbastanza da poter vivere agiatamente, anche se sono ormai alla fine con le mie risorse. Mi erano rimaste delle pecore che ho venduto poco tempo fa.” Yael, con un veloce gesto del braccio, si asciugò il viso. Le sue guance erano umide per le lacrime che ogni tanto le scendevano sulle belle gote. Edna non capiva se piangesse per un dispiacere o perché era felice, infatti subito dopo, notò sul suo volto una strana luce. Edna capì che la sorella aveva preso una decisione: “Ma adesso so dove andare e a chi rivolgermi!” disse.

Le frittelle che Anina aveva posto al centro della tavola, benché profumate e appetitose, non le attiravano, nella loro mente c’erano altri problemi.  La sorella allora le chiese: “Chi è?

Chi hai conosciuto? Se tutti i guaritori, i più conosciuti, i più famosi, non sono riusciti: Chi è… Dimmi?” “È il Nazzareno che chiamano Gesù!” ”Dunque, è vero, lo conosci? E non mi dici niente? Adesso capisco perché quando sono venuta non ho più trovato i rimedi che ti avevo portato: le tisane, le polveri; e poi, le statue degli idoli che dovevano portarti bene, è sparito tutto.” Yael con gli occhi bassi, fissi sul grande tavolo, rifletteva in silenzio. Poi la guardò: “Tu, sorella, non sai quello che dici. Ascoltando il Nazareno mi sono resa conto di quanto ci siamo allontanati dalla legge di nostro Signore;

questo è successo ogni volta che abbiamo chiesto aiuto ai gentili, agli idolatri: abbiamo offeso il nostro Dio. E tu sai come nostro Signore si sia sempre scagliato contro le statue, queste figure senza vita, contro chi legge le carte e quelli che pretendono di leggere in nostro futuro nelle stelle.

Il nostro Dio è un Dio geloso

Adesso mi pento di averti seguito in questa ricerca, fuori della nostra religione. Mi sono fatta trasportare ingenuamente,” Poi si volse a guardare la sorella e la vide rattristita.

“No, adesso non fare quella faccia. Lo sò: tu volevi solo il mio bene e ti ringrazio. Adesso però basta! Da quando ho ascoltato il Nazareno, ho capito quanto vale il dono che abbiamo ricevuto, quello di conoscere il vero e unico Dio.

Edna osservava la sorella parlare, chiedendosi se fosse ancora la sorellina che aveva sempre conosciuta. Ragionava in un modo completamente diverso dalle altre volte. Prima era sempre agitata, nervosa. Ogni piccolo problema era una ragione per farne una discussione. Lei la scusava sempre, sapeva che la sua irascibilità, il suo nervosismo latente, era causato dalla malattia che la opprimeva, sempre preoccupata di non guarire. Adesso, invece, leggeva nei suoi occhi una luce nuova. Era presa in qualcosa che la teneva così occupata da farle dimenticare tutto il resto. Dal suo viso si poteva leggere soddisfazione, sembrava una che aveva trovato un prezioso e se lo stesse gustando.

” Ma sei sicura di questo Nazareno di cui parli? Non sei rimasta affascinata dalla sua voce, dal fatto che tanta gente lo segue? Fa attenzione, sorella: la gente fa presto a innalzare un uomo sul podio perché sa dire belle parole, ma con la stessa facilità sa anche buttarlo giù.” “Già, Quando parla dice come dobbiamo comportarci, come dobbiamo amare il prossimo, come dovremmo aiutare i deboli; avresti ragione se le sue fossero solo belle parole.

Ma critica anche i nostri scribi e i farisei, senza peli sulla lingua

“Quando Lui parla, ammaestra. I suoi insegnamenti li sento entrare nel mio cuore, li sento per me, e allora una pace interiore, quella pace che ho sempre cercato mi pervade e già da sola mi dà la soddisfazione di vivere. Sai?”, continuava

E per dimostrare chi è: Lui allevia anche le sofferenze del nostro popolo, guarendo malati, facendo camminare gli storpi. A chi gli chiede di essere guarito e crede in Lui dice: “Vai! Lo voglio, sii guarito!” E tutti quelli che chiedono, lui li guarisce, solo che lo voglia. Ho visto persone un attimo prima doloranti, piene di piaghe, che lo supplicavano, e appena Lui le tocca, la malattia se ne va. La vita, la natura gli ubbidisce, capisci? tutto ciò che lui comanda avviene. Sono convinta che solo il nostro Dio può tanto e a chi concede questo potere.  Dovresti vedere. Ed ogni volta si ripete la stessa scena. Ti garantisco che non sono solo le sue belle parole ad incantarmi, ma credo e sono convinta che Lui è stato mandato dal nostro Dio: Lui é il Messia!” Ma Edna sembrava non ascoltarla:” Non hai sentito quello che poco fa raccontava la vedova Elisheva? il rabbino è capace di cacciarti dalla sinagoga!” “Non è più importate quello che potrebbe dirmi o farmi il rabbino, io adesso credo in Lui. È il nostro Messia, il Messia di cui tanto si è parlato e tanto abbiamo aspettato.” Edna la guardava preoccupata: “Ma se vengono a sapere che lo segui, avrai tutti contro, lo sai questo?” Yael diede un’alzata di spalle e questo significava che era decisa anche ad affrontarne le conseguenze.

“Sai? devo solo arrivare a toccare il suo mantello per essere guarita.” “Mi dicevi poco fa che tutti chiedono, e tu? Non vuoi prima chiedere?” Cosa gli chiedo, di guarire dalla mia emorragia, davanti a tutti?” Yael divenne rossa. “Ho tenuto nascosta questa malattia il più possibile a tutti e adesso...? Ho fiducia in Lui, é gentile e buono con tutti, aiuta i malati, ma spesso parla con autorità, con l’autorità di chi fa la legge. L’ho sentito ripetere che lui è venuto per salvare i peccatori d’Israele”. “Appunto, se tu dici che stai pagando una colpa, la colpa di un peccato?” le disse Edna. Yael rimase un attimo pensierosa e poi disse: “Lui è sempre circondato da tanta gente, come trovo il coraggio.” Guardò Edna preoccupata. La sorella l’abbracciò. Lei ripeté:” Che vergogna per una donna ammettere una simile malattia davanti a tutti. Mi vergogno, mi vergogno”, ripeté. Si poteva capire, perché una donna ha la sua riservatezza.

“Ad ogni modo, sai cosa ti dico? Qualsiasi cosa tu deciderai, io sarò dalla tua parte”, disse convinta Edna. Yael la guardò meravigliata:” Sai meglio di me come tuo marito ed i suoi parenti siano conservatori riguardo alla nostra religione. Non hai paura di quello che diranno contro di me?”

“Ho detto che sarò dalla tua parte e così sarà…sorellina”. Le due donne si abbracciarono di nuovo. “Mi auguro solo che tu sia felice e i tuoi desideri e le tue speranze si realizzino”.

Poi Yael continuò speranzosa: “Mi metterò con il gruppo di donne che seguono il Maestro, ne conosco diverse ormai: c’è una certa Maria, detta la Maddalena. Sai? Il Nazzareno l’ha liberata da 7 demoni che aveva dentro. Non crederai, ma tra le donne c’è anche Yochanàh, la moglie dell’amministratore del tetrarca, un certo Cuza”. Mentre la sorella parlava, Edna osservava affascinata il viso di lei illuminarsi; Si! Era convinta, la malattia che un momento prima la tormentava, sembrava dimenticata.

 

“Dovresti vedere la folla che lo segue, rimane incantata dalla sua saggezza e non fa che raccontare le guarigioni che Lui compie.

Da lui esce una tale potenza che sconvolge le nostre conoscenze.  Non si riesce nemmeno ad immaginare ciò che può accadere davanti ai tuoi occhi. Come può la nostra fantasia arrivare e vedere un malato che improvvisamente guarisce davanti a te? Come puoi capire, una cosa simile, un lebbroso che chiede:

” Signore, se tu vuoi, puoi rendermi puro, e lui ha solo steso la mano e detto: Si, lo voglio”, e tu vedi quell’uomo poco prima rovinato, zoppicante, con il viso deformato dalla malattia che in un attimo, sotto i tuoi occhi diventa sano…

Ma non solo.  Dalla Sua parola esce potenza, come anche da tutta la Sua persona

In una di queste riunioni é successo che improvvisamente, ho capito: “Davanti a me c’è colui di cui parlano le profezie. Lui è la speranza del nostro popolo.” È stato come se un velo mi si fosse improvvisamente aperto, e tutto quello che avevamo ascoltato sui testi sacri da quando eravamo giovanissimi, è diventato limpido, logico. È stato in quel momento, che l’ho capito”. Edna però continuava a non capire e disse: “Ma, di chi parli? Di chi abbiamo sentito parlare così tanto, nella sinagoga?” “Ma di Lui, il Messia che noi attendavamo.  È arrivato!”

Edna guardò la sorella come un essere strano e aggiunse: “Ma lo sai cosa hai detto?” “Si sorella, sono sicura.”

 



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