Edna e Yael (parte 6/6)
- autore sconosciuto
- 24. Jan. 2024
- 9 Min. Lesezeit
LA RICERCA
Partita Edna, il giorno dopo Yael si era alzata di buon mattino per raggiungere Cafarnao. Percorse la vecchia strada sterrata e polverosa, quella che costeggia il lago. Sulla riva, poco prima di entrare in Cafarnao, vide alcuni pescatori intenti a tirare le reti, mentre poco più avanti altri erano affaccendati a scaricare il pesce dalle barche. I pescatori dopo la cernita sistemavano i loro cesti in bell’ordine lungo la spiaggia. Yael trovò strano che non ci fosse molta gente ad aspettare il loro rientro. Per gli abitanti del posto il pesce era il cibo preferito. Yael fu tentata di avvicinarsi ad un pescatore che riparava la sua rete, ma non osò. Che una donna si fermasse a parlare con uno sconosciuto era cosa molto sconveniente. Queste riflessioni crearono in lei incertezza, si guardò in giro spaesata e indecisa. Andò oltre, fece scivolare una parte del grande panno nero che usava per coprirsi il capo, sul viso, nascondendolo. Con il viso così coperto si rivolse ad un vecchio pescatore, intento a riparare la rete:” Perché c’è poca gente, oggi?” chiese. Quello nemmeno alzò la testa dal suo lavoro e senza rispondere, accennò con il viso, come per dire: “Guarda laggiù “. Yael si volse a guardare dove lui indicava, e vide quello che prima non era riuscita a vedere. “Cosa aspettano?”, chiese ancora: “Il Nazzareno! Tutti l’aspettano, ma non so se lo vedranno”, terminò la frase con un ghigno cattivo.
Yael non ebbe coraggio di chiedere cosa significasse quel riso sarcastico. Quando arrivò vicino al gruppo di gente, era piuttosto inquieta. Aveva imparato che dove il Maestro predicava, si radunava sempre gente. Lo cercò e restò delusa quando non lo vide. Due invalidi nelle barelle erano stati adagiati vicino alla riva, e questo era l’indizio che tutti aspettavano il Nazareno. Si girò per rendersi conto di chi altro fosse in attesa. Vide uno strano gruppetto di sei persone: confabulavano tra loro, tenendosi in disparte dagli altri. Yael li osservò meglio. Due avevano le mani fasciate e degli altri quattro non si vedeva il viso, perché coperto da un panno. Notò che i mantelli di cui erano coperti erano laceri e sporchi e capì: erano lebbrosi!
Il solo pensiero di quella malattia faceva venir freddo lungo la schiena. Era un terrore incarnato dentro di ognuno. Yael, benché con il viso coperto, ebbe un moto naturale di proteggersi: si mise la mano davanti al naso e alla bocca. Tutti erano convinti che il solo avvicinarsi ad un lebbroso causava il contagio del terribile male. I lebbrosi erano considerati esseri impuri e venivano allontanati da tutta la comunità e costretti a vivere in ghetti nascosti, per lo più in caverne, tra le montagne, lontano dai centri abitati; erano evitati da tutti, erano morti che camminavano.
Yael si unì al gruppo delle donne. Erano distanziate dagli altri, vestite di nero con il capo coperto da uno scialle che gli scendeva sul viso. Dalla qualità delle stoffe che indossavano si poteva dedurre la casta a cui appartenevano i rispettivi mariti. Di loro si notavano solo occhi vigili. Doveva esserci qualcosa di strano nell’aria, perché Yael percepì una certa agitazione. Si avvicinò ad una delle donne. Da come vestiva dedusse che doveva essere del posto. Le chiese: “Cosa succede?” e si senti rispondere: “Anche tu sei qui per incontrare il maestro? Chiese.” “Cerco quel Gesù che chiamano il Nazzareno.” “Ebbene ieri sera è partito, per andare al di là del mare.” “Quando ritorna?” “Non si sa, qui sono tutti timorosi.” “E perché?” “Questa notte c’è stata una terribile burrasca. Mio marito è pescatore e quando è rientrato mi ha detto che nessuna barca che si trovava al largo ieri notte, avrebbe potuto reggere il forte vento e le possenti onde che si sono levate. «Ma la barca di Pietro era fuori?» gli ho detto, e lui ha risposto:
” Allora la barca si è sicuramente rivoltata e affondata. Lui é convinto che nessuno si sia salvato.”. Yael ebbe un tonfo al cuore, “E tuo marito?” “Mio marito è andato a pescare con i suoi cugini solo dopo il temporale. Prima avevano visto che non era consigliabile uscire. Erano per venire via e, cosa strana, il vento improvvisamente è cessato e il mare, di colpo, si è calmato. Mi diceva di non aver mai visto una cosa simile che di colpo il vento cessasse e le acque diventassero tranquille come in un mattino d’estate. Infatti, era rientrato per dirmi che era arrivata la bonaccia ed avevano deciso di uscire. Su cosa sia successo alla barca con sopra il Nazareno, girano voci che siano tutti morti”. Per confermare le parole del marito, aggiunse: “Anche un collega di mio marito che ho visto poco fa, sulla riva, mi ha detto:” Se non sono rientrati subito, con quelle onde e il vento che c’è stato questa notte, saranno sicuramente tutti morti affogati. Io mi chiedo come si può uscire con la barca, quando si vede benissimo che il tempo tira al brutto…” “Perché allora tutta questa gente aspetta?” chiese ancora Yael.
Improvvisamente si sentì un urlo e qualcuno indicò una vela all’orizzonte. Tutti si accostarono alla riva con lo sguardo fisso a guardare quel punto lontano. In quel momento passava un pescatore con due remi sulle spalle. La donna con cui aveva parlato Yael si volse verso di lui: “Ariel, sai dirmi di chi è la barca che si vede all’orizzonte?” Quello posò i due remi a terra e si mise a fissare intensamente l’orizzonte. Dopo un po’ disse:” è la vela di Zebedeo” “Il Nazareno era sulla barca di Zebedeo!” disse lei. La notizia si sparse in un attimo e Yael si sentì risollevata.
Il gruppo delle donne con Yael rimaneva sempre in disparte dalla massa di gente che adesso attendeva l’arrivo del Maestro. La donna a cui aveva chiesto informazioni e che era rimasta vicino a lei le si accostò per sussurrarle: “Hai visto chi è venuto a ricevere il Nazzareno? È Jairo, il presidente della Sinagoga. E sai perché?” “Non ho idea, dimmelo tu”, Lei, con fare misterioso le disse:” Vorrà mettere di nuovo alla prova il Maestro. Le caste dei sacerdoti e degli scribi, in particolare non lo vedono di buon occhio, anzi, ho sentito che qualcuno vorrebbe ucciderlo”, aggiunse la donna. Yael cominciò a temere. “Proprio adesso che cominciavo ad aver fiducia in Lui, questi vogliono già ucciderlo, no!” Si spostò tra la gente che arrivava a frotte da Cafarnao. Yael riuscì ad avvicinarsi a Jairo, ma quando lo vide capì subito che non c’era cattiveria nel suo sguardo, anzi, sembrava molto preoccupato.
La barca toccò la riva e lei poté vedere il Maestro che scendeva. Yael fu presa da una certa agitazione. Quel giorno, aveva deciso che avrebbe chiesto un favore al Signore. Non aveva ancora deciso come. Non avrebbe certo chiesto, davanti a tutti, la guarigione per la sua emorragia. Il gruppo di donne rimase a guardare, ma lei sentì l’impulso di andargli incontro. Sembrava che la notizia del suo arrivo si fosse sparsa in un baleno, perché improvvisamente il gruppo era diventato una moltitudine. La gente arrivava a frotte, gridando e supplicando già da lontano. Sembrava un fiume in piena che si riversava verso riva. In un attimo Yael si trovò un muro di gente che le sbarrava la strada. In mezzo alla folla si sentì impotente. Improvvisamente un forte dolore sul basso ventre la fece piegare su sé stessa. Da tempo ormai, le perdite peggioravano. Le fitte arrivavano inaspettate e più frequenti. Sapeva anche che facendo sforzi i dolori aumentavano e quella mattina aveva camminato con passo piuttosto sostenuto, aumentato dalla trepidazione che aveva dentro. Attese un attimo, finché i dolori diminuirono. Non era più quella la ragione prima che l’aveva spinta a venire, ma il fatto che adesso vedeva nel Nazzareno il Messia. La fitta riprese e lei si dovette di nuovo fermare. Yael vide che il gruppo si muoveva e e iniziò a dubitare che ce l’avrebbe fatta Attese, ferma a guardare il Nazzareno che si allontanava. Poi, improvvisamente il gruppo si fermò, sembrava che si fosse fermato per aspettarla. Yael, benché dolorante, si avvicinò e senti una voce d’uomo che supplicava. Alzatasi sulla punta dei piedi, vide il rabbino Jairo che parlava con Lui. Lei approfittò di quella pausa per infilarsi tra quel muro di folla. Qualcuno, sentendosi spinto, si voltò e vedendo la donna si scostò. Yael, visto che il sistema funzionava, si sforzò e sgusciando di fianco, un poco con le spalle ed un poco aiutandosi con i gomiti, riuscì ad arrivare agli uomini più vicini al Maestro, fino ad intravederlo. Adesso sentiva anche la voce supplichevole di Jairo e ciò che diceva. Lo stava invitando ad andare nella sua casa. Anche lei voleva gettarsi ai suoi piedi e supplicarlo, ma doveva passare l’ultima fila di uomini che le sbarrava la strada. Erano i suoi discepoli che lo proteggevano dalla moltitudine. Il sistema di farsi strada con il gomito non funzionò; spinse, ma gli uomini davanti sembravano di marmo, non cedevano. Il suo ultimo tentativo di passare, sia spingendo che sgusciando, non le riuscì. Quelli che erano davanti al Maestro non si mossero, anzi uno alla sua insistenza si volse verso di lei con viso duro, e la spinse indietro deciso. Lei lo guardò con occhi supplichevoli, ma quello era più occupato ad ascoltare ciò che Jairo chiedeva al Maestro e rimase indifferente al suo sguardo. Improvvisamente, il Nazzareno si mosse. Yael, i cui dolori non passavano, s’inchino un attimo e in quel frangente un lembo del suo mantello spuntò inaspettata tra i corpi dei suoi discepoli. “Basta che tocchi quella veste” si disse, e con mossa fulmine l’afferrò con forza. In quello sforzo c’era racchiusa tutta la sua fiducia, sicura della potenza del suo Signore e la tenne un attimo in mano. Ma il Maestro si era di nuovo avviato e lei che si era attaccata a quella frangia di stoffa con forza, si sentì di colpo spinta in avanti fin quasi a cadere. Yael sentì tutto il suo corpo pervaso da una vibrazione di calore che la scosse tutta, e lasciò la presa. Rimase li, ferma, impietrita per l’incredulità di sentirsi bene. Era come se quella tunica si fosse portata via tutto quello che fino a quel momento l’aveva oppressa. Si sentiva guarita! Il dolore al sottopancia era sparito. Si chiese se era possibile. Si fermò per assaporare la nuova e piacevole sensazione. Fu pervasa da una grande pace. L’affanno e la preoccupazione di prima l’avevano lasciata e lei si senti libera. In un attimo pensò ai suoi bagni purificatori. Quando entrava nella vasca non usciva così, adesso si sentiva purificata dentro e fuori. Yael aveva ottenuto ciò che aveva desiderato più di tutto nella sua vita. Ciò che aveva voluto così intensamente si era avverato. Il gruppo, davanti a lei, si fermò. Improvvisamente la gente si scansò. Yael sentì la voce del Nazzareno che diceva: “Chi mi ha toccato?” Siccome tutti negavano, Pietro disse: “Maestro, le folle ti circondano e ti premono da vicino”. Ma Gesù disse: “qualcuno mi ha toccato, poiché ho percepito che della potenza è uscita da me”. Yael capì che quel richiamo era per lei, si sentì scoperta. Aveva carpito qualcosa senza chiedere, capì di aver commesso uno sgarbo. Si sentì in colpa per non aver chiesto e pregato, come aveva visto fare da altri. Lei, che l’aveva seguito alcuni giorni, aveva visto come tutti o quasi chiedevano, supplicavano la grazia della guarigione. Mentre lei l’aveva presa. Eppure, riconosceva in Lui il Messia, l’Atteso. Improvvisamente capì di aver offeso la sua magnanimità. Non potendosi più nascondere si fece avanti e si gettò ai suoi piedi tremante. Dichiarò, davanti a Gesù Cristo e a tutti i presenti, il motivo per cui l’aveva toccato. Si riprese al sentire la voce del Signore che diceva:” Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male.”
Si sentì come ritornata nuova al suono di quella voce. Il tremore di prima era scomparso.
Quando si sollevò da terra aveva gli occhi lucidi, non avverti nemmeno i sassi sotto le ginocchia, e non fece caso al vestito imbrattato di terra, presa come era dal sollievo che sentiva: era libera dal male che per anni e anni l’aveva accompagnata. Era talmente emozionata che la sua mente per un momento aveva cancellato vergogna, solitudine, i continui bagni purificatori, l’ultimato datole dal rabbino che quando parlava con lei, rimaneva a debita distanza per paura d’infettarsi, come fosse stata una lebbrosa: “Adesso basta, se non guarisci sarai allontanata dalla comunità, tu hai peccato!”, le aveva detto.
Il Signore invece non aveva chiesto niente di tutto questo. Lui le aveva messo in conto solo la sua fede, niente di più. Yael camminava e piangeva, felice di essere stata accolta nel mondo del Signore. Nella Sua grande misericordia le aveva rimesso anche i suoi tanti peccati di disperazione, di scelte sbagliate, lo sentiva dalla pace che regnava nel suo Spirito, quella pace che non sapeva più cosa fosse da quando era bambina.
Dopo le parole del Maestro: “Figlia, la tua fede ti ha salvato, va in pace”, senti che tutto era sparito, come se tutto il tempo di prima non fosse mai esistito.
Yael si guardò intorno, guardò il cielo, non l’aveva mai visto così vicino, la gente intorno sembrava che le sorridesse. Senti il suo cuore così in pace da poter abbracciare tutto il mondo, capiva sempre più che il Signore aveva fatto il miracolo di guarirle anche l’anima, oltre la malattia; era scomparsa la vergogna che sempre sentiva.
Il Signore è talmente grande che non solo ci guarisce, ma ci trasforma in esseri nuovi, completamente liberi da tutto, e lei ne era testimone.
Yael osservò la folla che seguiva il Nazareno. Si mise a posto il vestito e si diresse anche lei verso la casa del rabbino Giairo. Aveva capito, valeva la pena seguire il Signore per conoscerlo ancora meglio. Sentiva che l’unica strada sicura per la sua salvezza era seguirlo. Colui che tanto aspettavano, il loro Messia, adesso era tra loro.
Le opere che il Nazzareno compiva glorificavano la potenza di Dio davanti agli occhi di tutti gli ebrei.